Oltre dieci minuti di applausi per 'I Mille del Ponte' al Nervi Music Ballet Festival
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Ven, Mar

Oltre dieci minuti di applausi per 'I Mille del Ponte' al Nervi Music Ballet Festival

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Più di dieci interminabili minuti di applausi hanno accompagnato ieri sera ai Parchi di Nervi a Genova l’anteprima nazionale de “I Mille del Ponte”, lo spettacolo dedicato ai quasi 4000 lavoratori che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione del nuovo ponte di Genova, costruito in tempi record dopo il crollo del Morandi.

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Lo spettacolo ha debuttato nell’ambito del “Nervi Music Ballet Festival”, il festival estivo ai Parchi di Nervi organizzato dal Carlo Felice, il Teatro dell’Opera di Genova che propone tutti i linguaggi della musica: dal balletto alla sinfonica, dai concerti di musica leggera al melologo, fino per l’appunto al teatro-canzone che è il linguaggio de “I Mille del Ponte”.

In scena, ad interpretare il testo nato da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco e Raffaella Luglini, presidente di Fondazione Ansaldo e scritto da Massimiliano Lussana con la prima offerta ai genovesi da Fondazione Ansaldo-Gruppo Leonardo il cantante, attore e musicista siciliano Mario Incudine – che ha partecipato fra l’altro a “Mio fratello”, la canzone di Biagio Antonacci con il video di Gabriele Muccino e la presenza di Rosario e Beppe Fiorello insieme – e i suoi musicisti: Antonio Vasta, Manfredi Tumminello e Pino Ricosta, con scene e costumi di Paolo Previti.

Incudine e Lussana hanno firmato un viaggio di parole e musica che racconta Genova senza retorica, né luoghi comuni, ma ovviamente anche le professioni dei lavoratori del Ponte: carpentieri, tornitori, gruisti, militari che hanno fatto esplodere i resti del Morandi, addetti al serraggio dei bulloni, ma anche gli ingegneri della luce del Cetena che sono uno dei segreti del nuovo viadotto San Giorgio. E figure inattese, come i notai che hanno firmato il record del mondo di atti in una sola settimana per evitare che i residenti sotto il vecchio Ponte, che avrebbero dovuto abbandonare le proprie case e i propri affetti, venissero espropriati delle loro abitazioni, ma con la vendita degli immobili hanno permesso che ricevessero un indennizzo superiore, in qualche caso migliorando nettamente la propria vita e quella dei loro figli.

Tutte queste storie nello spettacolo sono contrappuntate dalle canzoni che Incudine e i suoi musicisti interpretano rileggendole in chiave mediterranea, con strumenti della tradizione, dal mandolino alla fisarmonica, sposando la tradizione genovese con quella siciliana, protagonista dei bis dello spettacolo, dal racconto delle serenate in Sicilia a Vuccuzza di ciuri, versione siciliana di Bocca di rosa, amatissima da Dori Ghezzi e ancor più significativa qui perché il palco dei Parchi di Nervi è a poche decine di metri da quella che era “la stazione di sant’Ilario” cantata da Fabrizio De Andrè.

Incudine e Lussana hanno scelto anche canzoni diversissime, da ‘O Guarracino, un classico della canzone napoletana indicata da Renzo Piano come metafora di tutte le professioni del Ponte, a La storia di Francesco De Gregori con la sua lettura della vita secondo la storiografia delle Annales che è alla base di tutto il lavoro e del racconto dello spettacolo, che è racconto di lavoratori prima che di istituzioni. Di “chicchi di grano”. E poi anche brani inattesi: Messico e Nuvole, Ufo Robot, oltre ovviamente a Fabrizio De Andrè: La città vecchia e Creuza de ma e tanti altri brani, come in un viaggio attraverso la musica e le parole che raccontano un cantiere meglio dei fogli con i progetti. O che si integrano con quei fogli.

Si ride molto e si piange anche, come con il toccante ricordo di Paolo Micai, operatore di Mediaset che riprendeva e fotografava il Ponte. Lo spettacolo è dedicato anche a lui, a sua moglie e a sua figlia, che ieri sera erano nel teatro naturale dei Parchi. L’applauso interminabile era anche per loro.

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.