Dormire una o due settimane in tenda in spiaggia, svegliarsi la mattina e fare colazione mentre qualcuno legge brani dedicati alla storia dei pirati, poi capire la differenza tra venti portanti e di bolina e quella tra nodi di arresto, di avvolgimento e gasse; e infine uscire in mare, a vela.
Tutto questo dedicato ad adolescenti normodotati o con difficoltà psichiche o fisiche, indifferentemente e tutti insieme: sono i corsi di "Mal Di Mare", scuola di vela residenziale che ospita ogni anno gruppi di ragazzi tra i 5 e i 18 anni dal '95, ma prima ancora una specie di centro culturale del mare, quasi un centro sociale, annidato nei vicoli di Trastevere a Roma fin dal 1986.
Fondatore e animatore del Mal Di Mare è Mauro Pandimiglio, che anche quest'anno ospita circa 40 ragazzi e ragazze per corso, con la missione di "riportarli a vivere, in questo periodo tremendo che ha scosso profondamente i più giovani". Missione di successo visto che da metà maggio a metà settembre i corsi sono pieni.
"In questa terribile occasione -dice Pandimiglio, in una conversazione con l'Adnkronos- credo che sia stato sottovalutato l'uso dell'educazione outdoor, e soprattutto a mare dove i rischi di contagio sono vicini a zero. L'anno scorso, un periodo peggiore di questo, ci siamo intestarditi a restare 'sul pezzo' e presenti, proprio perché crediamo che sia necessario avere spazi liberi e aperti per i più giovani. La pandemia ci ha insegnato quanto sia importante stare insieme, toccarsi; a maggior ragione per i ragazzi, che fanno del gruppo la loro ragione. Ed è un peccato che la scuola e il ministero dell'Istruzione non abbiano colto quest'opportunità: perché non è la pandemia che ha chiuso i ragazzi ma le misure prese per fronteggiarla, e noi adulti li abbiamo trattati come oggetti da spostare e manovrare".
Ormai l'esperienza di tutte le strutture sportive e non è consolidata, e a maggior ragione quella di una scuola di vela come Pescia Romana: quindi tampone obbligatorio prima di mettere piede in sede, igienizzazione continua, nessuno contatto con l'esterno: "si vive tutti insieme qui, si dorme in tenda sulla spiaggia, si fanno tutte le faccende a turno e insieme, come si usa a mare in barca".
I primi corsi di Mal Di Mare, ricorda Pandimiglio, "prevedevano anche esperienze di campeggio nautico", girovagare sulle barchette chiamate derive, approdare in spiaggia, passare la notte lì e ripartire il mattino dopo: "adesso risulta più difficile ma già l'esperienza di una settimana o due accampati in spiaggia restituisce molto di quel tipo di vita". Che dire formativa è riduttivo: "il mare è un grande insegnante, e alcune necessità che impone sono chiaramente evidenti a chiunque, a qualsiasi età".
In spiaggia 35 derive, uscite giornaliere con gli istruttori, armare e disarmare, e il timone in mano, prima esperienza per quasi tutti: "e spazio per la cultura marinara. Quest'anno ci dedichiamo, ogni mattina, a letture sul mondo dei pirati che spesso è raccontato in maniera distorta o superficiale. L'anno scorso era Moby Dick", conclude Pandimiglio. E iniziare la giornata con le utopie piratesche è sicuramente un grande aiuto a superare il periodo di clausura che il Covid ha imposto a tutti.