Once Upon A Katamari, è di nuovo caos cosmico su console e PC
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Once Upon A Katamari, è di nuovo caos cosmico su console e PC

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C’è un fascino intramontabile nel caos di Katamari Damacy: l’idea di arrotolare il mondo per ricostruirlo, raccogliendo oggetti, animali e persone in una sfera sempre più grande, è al tempo stesso assurda e geniale.

 

Once Upon A Katamari riporta in scena quel mix di surreale leggerezza e profondità zen che ha reso la serie un cult, ma lo fa con un approccio più diretto, immediato e ricco di contenuti.

La premessa è tanto semplice quanto delirante: il Re di tutti i cosmi, nel tentativo di fare un po’ di “pulizie di primavera” insieme alla sua famiglia, apre per sbaglio un antico manoscritto arcano e distrugge l’universo. A rimettere insieme i pezzi, letteralmente, tocca ancora una volta al Principe, che parte per un viaggio attraverso dieci biomi tematici, dai saloon western agli abissi marini, armato solo della sua fidata Katamari e di una colonna sonora ipnotica.

Le sequenze animate che introducono ogni mondo sono lunghe e curate, ma il gioco abbandona presto la narrativa per dare spazio al gameplay puro. È una scelta intelligente: Once Upon A Katamari punta tutto sul ritmo e sull’immediatezza, restituendo la sensazione di libertà e sperimentazione che da sempre caratterizza la serie.

Ogni livello propone obiettivi diversi: raccogliere un certo tipo di oggetti, raggiungere un peso specifico, o trovare corone nascoste che richiedono abilità e pianificazione. A complicare le cose arrivano i Freebies, nuovi potenziamenti temporanei che rendono l’esperienza più dinamica e accessibile. Magneti per attrarre oggetti, cronometri che fermano il tempo e mini razzi per scatti improvvisi: strumenti che, soprattutto nei livelli più impegnativi, fanno davvero la differenza.

La curva di apprendimento resta fedele allo spirito originale: all’inizio si inciampa, si sbatte contro i muri, si perde tempo prezioso, ma poi scatta quel momento magico in cui tutto fluisce e si diventa una forza della natura inarrestabile. Due modalità di controllo, classica e semplificata, permettono sia ai veterani sia ai nuovi arrivati di trovare la giusta confidenza con il movimento, sempre fluido e preciso grazie a un frame rate stabile anche nelle situazioni più affollate.

La vera sorpresa di Once Upon A Katamari è KatamariBall, la nuova modalità multiplayer online e locale fino a quattro giocatori. Qui, la filosofia contemplativa lascia il posto all’adrenalina: si compete per accumulare oggetti, evitare gli avversari più grandi e depositare il proprio bottino nei punti designati. Il risultato è un mix tra sport e delirio cosmico, un po’ Rocket League, un po’ Mario Kart, ma con tutto il nonsense stilistico tipico di Katamari. A rendere il tutto ancora più irresistibile ci sono 68 cugini sbloccabili e una miriade di oggetti cosmetici per personalizzare il proprio look: un sistema di progressione che incentiva a giocare ancora e ancora, anche solo per sfoggiare un nuovo stile.

Dal punto di vista visivo, il titolo resta fedele al suo inconfondibile stile low-poly, aggiornato con texture più pulite e una quantità impressionante di oggetti su schermo. È un’estetica volutamente retrò, che riesce ancora oggi a essere fresca, ironica e riconoscibile. Ma è la colonna sonora, come sempre, a rubare la scena: un mix eclettico di J-Pop, elettronica, jazz e techno che accompagna ogni rotolata con energia contagiosa. Alcune edizioni del gioco includono anche tracce storiche della saga, un regalo perfetto per i fan di lunga data.

Once Upon A Katamari non rivoluziona la formula, ma la affina e la espande con intelligenza. È un titolo che riesce a essere accogliente per i neofiti e appagante per i veterani, con un equilibrio raro tra nostalgia e modernità. Non è un gioco che cerca di stupire con grafica o narrativa, ma uno che invita a perdersi nel flusso del movimento, nella gioia infantile di vedere una città intera arrotolarsi in una palla di colori.

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