Covid Italia, Galli: "Contagi reali più di quelli dichiarati"
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05
Dom, Mag

Covid Italia, Galli: "Contagi reali più di quelli dichiarati"

Cronaca
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(Adnkronos) - "I contagi" da coronavirus "in Italia sono in salita, ma i numeri dichiarati sono minori di quelli reali". Questo anche perché non tutte le infezioni Covid vengono registrate, per esempio "delle persone che hanno fatto la terza dose vaccinale e si infettano spesso non ci sono segnalazioni". A dirlo all'Adnkronos Salute

Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, secondo il quale la conferma di una sottostima dei casi nel nostro Paese è evidenziata anche dai dati dei contagi della Germania molto più elevati dei nostri negli ultimi 28 giorni, "ingiustificatamente", considerati i parametri simili.  

"La cosa importante però è il riflesso dei contagi sugli ospedali che, fortunatamente, non è negativo in maniera clamorosa attualmente. Dobbiamo ovviamente evitare che si ripetano ritardi nella gestione di tutte le altre patologie", conclude Galli, sottolineando che l'altro fattore da considerare è l'autunno, e serve "arrivarci preparati, per esempio avere i bambini assai più vaccinati di quanto lo siano adesso sarebbe una buona cosa. E sarebbe utile arrivarci con il Green pass e non con gli sconti".  

Poi, commentando il decreto che permette agli operatori sanitari ucraini di esercitare temporaneamente in Italia in deroga alla disciplina del riconoscimento delle qualifiche, osserva: "Dal punto di vista strettamente giuridico, con tutta la solidarietà e la simpatia per i colleghi costretti a scappare dalla propria casa, permettere l'esercizio della professione solo ai sanitari ucraini è una cosa che non sta in piedi, visto che non è consentita ad altri che arrivano, sempre da profughi, da altri Paesi. Se lo stato di profugo implica la possibilità dell'esercizio della professione o vale per tutti o per nessuno". 

"Esprimo il massimo della solidarietà, ma mi sento di dire che le competenze professionali - continua Galli - non si misurano sulla base dello status di profugo. Credo che provvedimenti singoli, in questo campo, rischiano di essere scivolosi. Si dovrebbe mettere mano all'insieme di norme che regolano l'esercizio della professione, non solo medica, delle persone formate all'estero altrimenti i risultati possono essere discutibili. Favorendo qualcuno si rischia di essere profondamente ingiusti verso altri".  

 

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