"Gli expat? dei privilegiati", Vincenzo Latronico in libreria con 'La chiave di Berlino' edito da Einaudi
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
05
Dom, Mag

"Gli expat? dei privilegiati", Vincenzo Latronico in libreria con 'La chiave di Berlino' edito da Einaudi

Cultura
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

(Adnkronos) - Se con 'Le Perfezioni' (vincitore del premio Mondello 2023 e tradotto in 17 Paesi) il tema generazionale era già presente ma piegato a esigenze narrative, l’ultimo libro di Vincenzo Latronico 'La chiave di Berlino' (Einaudi) si propone di diventare un testamento dei nostri tempi. Almeno di quella generazione under

30: fuori tempo per essere bambini ma ancora troppo giovani per sentirsi adulti. Una terra di mezzo e di nessuno. Berlino diventa il teatro di quelle angosce e speranze. 

Li chiamano expat: una parola che Latronico, afferma a La Ragione in parte disprezza "pur non riuscendo a trovare un altro termine così esaustivo. Rappresenta tutti quei giovani che vanno via dalla propria terra magari per esigenze lavorative o anche soltanto per cercare sé stessi, come ho fatto io. Dei privilegiati. Altrimenti li definiremmo immigrati". Nella differenza fra expat e immigrato si cela il peso culturale di questo fenomeno in costante crescita: "Per me sta tutto nella facilità con cui si possono valicare i confini grazie all’Ue, alla moneta unica, ai progetti Erasmus, ai voli low cost. Farlo in passato – come fece mia madre quando si trasferì in Lussemburgo nel 1993 – comportava uno strappo netto che adesso è appena percettibile" osserva lo scrittore romano. Berlino – le statistiche lo confermano – è stata eletta a terra promessa di questa generazione che non si guarda indietro e si mescola sradicando le proprie radici. Latronico, dopo aver vissuto una fetta di vita a Milano, ne osserva i punti in comune: una cosa che le rende così simili è purtroppo la speculazione edilizia dilagante. L’idea che con uno stipendio dignitoso non ci si possa permettere una casa, un hobby. Insomma, una vita normale", spiega a La Ragione. 

Alla domanda se ha rimpianti, la sua risposta è secca: "Certo, sempre. Rimpiango di essere ritornato, di aver lasciato Milano, di non essere andato a Parigi. Penso che sia questa la fiammella che tiene vivi gli expat come me". 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.