Buoni pasto, come funzionano: importi e tassazione
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Ven, Mag

Buoni pasto, come funzionano: importi e tassazione

Economia
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(Adnkronos) - La normativa che regola l’erogazione dei buoni pasto ha subito, negli ultimi anni, diverse modifiche. Una delle più importanti riguarda proprio la tassazione degli stessi. Anche se in questo caso è più opportuno parlare di detassazione, visto che gran parte dell’importo erogato è proprio

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esentasse. La tassazione dei buoni pasto è diversa nel caso si scelgano quelli cartacei o quelli elettronici nell’ambito del tentativo del legislatore di spingere verso i buoni dematerializzati, piuttosto che verso quelli di carta. 

I buoni spettano, quando l’azienda decide di erogarli, ai lavoratori dipendenti sia a tempo pieno che parziale, anche quando l’orario di lavoro non prevede una pausa pasto; ai lavoratori che hanno instaurato con il committente un rapporto di collaborazione. 

Un altro aspetto da sottolineare è che l’azienda non è mai obbligata all’erogazione, a meno che questa non sia prevista dal CCNL di categoria dei dipendenti o da contrattazione individuale o decentrata. I buoni, quindi, nella maggior parte dei cas,i sono utilizzati come incentivo o premialità per aumentare il potere di acquisto dei dipendenti. 

Il vantaggio più interessante dei buoni pasto riguarda proprio la tassazione: fino a un determinato importo giornaliero la cifra erogata è esentasse. Questo, però, varia in base alla tipologia del buono pasto utilizzato: per i buoni pasto elettronici la soglia esentasse è pari a 8 euro al giorno; per i buoni pasto cartacei la soglia esentasse è pari a 4 euro al giorno.  

Questo significa che per il lavoratore dipendente è sottoposta a tassazione solo la cifra giornaliera eccedente i limiti sopra elencati. Nel caso in cui l’importo del buono pasto giornaliero rientri nelle suddette soglie, di fatto, la somma ricevuta dai dipendenti non è soggetta a tassazione. 

Quando l’importo dei buoni supera la soglia esentasse (4 euro per quelli cartacei e 8 euro per quelli elettronici), la somma eccedente rientra nel reddito da lavoro. Di fatto concorre alla formazione del reddito imponibile ed è soggetto a tassazione Irpef, in base allo scaglione di reddito in cui il dipendente ricade. 

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