Gros (Ceps): "Brics non è fronte unito ma fa molto comodo a Cina"
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Ven, Mag

Gros (Ceps): "Brics non è fronte unito ma fa molto comodo a Cina"

Economia
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(Adnkronos) - Possibili conseguenze dell'allargamento dei Brics (ad Arabia Saudita, Iran, Argentina, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti), ruolo della Cina ed eventuale impatto per l'Unione europea. Sono alcuni dei temi affrontati da Daniel Gros, direttore del Center for European Policy Studies (Ceps).  

"Quello dei Brics", afferma

Gros, "non è assolutamente un fronte unito. Alcuni di questi Paesi vogliono avere, chiaramente, qualche ombrello contro gli Stati Uniti. Altri vogliono avere giusto il piede in due scarpe. Per esempio l'Arabia Saudita sa di dipendere dagli Stati Uniti, ma vuole anche far vedere alla Cina che non è proprio sempre dalla parte degli americani. La Cina è un cliente molto più comodo per l'Arabia Saudita perché non chiede niente in termini di diritti umani".  

Secondo Gros, ha "poco senso" dire che l'allargamento del Brics varrebbe il 32% del Pil mondiale, "ma quello che è vero", per il direttore del Ceps, “è che sono praticamente tutti satelliti della Cina. Loro forniscono materie prime e la Cina vende loro manufatti. Per la Cina è molto comodo avere tanti paesi, che sono poi anche i fornitori più importanti di greggio ma anche di minerali, riuniti in una qualche organizzazione perché se dovessero esserci tensioni la Cina sarebbe la prima a ricevere ancora le forniture”.  

Sono "legami tenui", secondo Daniel Gros, "ma potrebbero essere utili. Soprattutto fanno vedere alla Cina che non è isolata contro gli Stati Uniti o il resto del mondo ma che invece ha amici dappertutto”. 

Quanto alla possibilità di affrancarsi dall'uso del dollaro, il direttore del Ceps lo vede come improbabile e aggiunge che "c'è solo una moneta che potrebbe essere utilizzata, nel caso, ed è lo yuan. La moneta cinese non è pienamente convertibile e quindi non può diventare, per il momento almeno, una valuta di riserva da usare al di fuori della Cina".  

Tuttavia, "è possibile che questi Paesi, che hanno spesso difficoltà, accettino lo yuan, e questo farebbe comodo alla Cina. Il governo saudita o il governo brasiliano potrebbero sempre utilizzarlo, anche se non è utile come il dollaro. In ogni caso, non è una valuta che possa essere utilizzata dal settore privato, la vedo piuttosto come un'unità di conto tra i vari governi".  

Quanto alle possibili ricadute dell'ampliamento dei Brics sull'Europa, il direttore del Ceps pensa "che non avrà nessun impatto per l'Unione europea. Anzi, non bisogna farsi impressionare e dire: 'Dobbiamo fare la stessa cosa'. Con la Nuova via della seta, la Cina concede soldi con condizioni molto generose a vari dittatori in giro per il mondo, spesso per costruire progetti che hanno scopi puramente politici. Ma questo noi non lo possiamo fare”.  

Alcuni a Bruxelles, secondo Gros, "vorrebbero far vedere che l'Europa conta. E come farlo? Per esempio istituendo un fondo come fanno i cinesi. Ma i cinesi investono i soldi in progetti politici che poi, come si è visto nello Sri Lanka, portano questi Paesi spesso, anche se non sempre, alla rovina. Basti pensare al ponte nel Montenegro. Il primo ministro locale lo voleva. L'Unione europea ha elaborato due o tre studi, ha concluso che non era fattibile e che costava troppo e non lo ha fatto. Chi lo fa? I cinesi. Perché hanno un ritorno politico. L'Europa questo non dovrebbe farlo”. 

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.