(Adnkronos) - "L’irrompere sul palcoscenico - soprattutto consumer - dell’Ai generativa rappresenta un punto di svolta. Anche per società come Alphabet che già nel 2014 (allora ancora chiamata Google, in quanto la holding è creata nel 2015) acquista l’inglese DeepMind, società focalizzata proprio
sull’Intelligenza artificiale". Così Vittorio Carlini su 'Il Sole 24 Ore'.
"L’Ai, a ben vedere, è un fil rouge trasversale a tante attività di Alphabet. Tra queste, un ambito dove certamente recita la parte da protagonista è il cloud computing. La nuvola informatica, nel corso degli anni, ha aumentato la valenza strategica per il gruppo, pur non producendo – a livello di divisione – una continua redditività operativa annua - scrive Carlini - Secondo il terminale Bloomberg, Google Cloud nel 2017 valeva il 3,7% dei ricavi complessivi. Poi, l’anno successivo, l’incidenza è passata al 4,3% per arrivare, nel 2019, al 5,5%. Nel 2022 la nuvola informatica ha generato il 9,3% del giro d’affari e, nel secondo trimestre dell’attuale esercizio, è valsa il 10,7% del fatturato consolidato. L’incremento dei ricavi, però, non corrisponde – per l’appunto – alla creazione di profitti annuali: dal 2018 la divisione riporta perdite operative (2,97 miliardi di dollari il rosso del 2022). Al di là di ciò, l’espansione del business – in particolare nei tempi più recenti – è conseguenza anche dell’Artificial intelligence", che "è protagonista nello stesso business della pubblicità di Alphabet, legato a doppia mandata (oltre alla piattaforma You Tube) all’attività del motore di ricerca Google".