Made in Italy, le Pmi sono un punto di forza per l'export
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Sab, Apr

Made in Italy, le Pmi sono un punto di forza per l'export

Economia
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(Adnkronos) - Made in Italy. Non esiste una definizione comunemente accettata di made in Italy; spesso il termine viene usato in senso ampio finendo per identificarsi con tutto ciò che l’Italia esporta. C’è poi una definizione più specifica di made in Italy che fa perno sull’italianità, ossia su

caratteristiche di alcuni prodotti che non sono immediatamente replicabili altrove per la loro creatività/inventività, la specifica dei prodotti, il particolare rapporto con la tecnologia che esprimono in ragione di una specializzazione consolidata nel tempo. In questo senso più stretto, il made in Italy comprende principalmente quattro settori: Abbigliamento e moda; Alimentari e bevande; Arredo casa; Automazione meccanica (meccanica di precisione, in particolare). Questi settori, presi insieme, costituiscono oltre la metà dell’intero export manifatturiero italiano e poco meno del 30% delle esportazioni totali del nostro Paese.  

Dall’indagine conoscitiva pubblicata da Istat nel marzo 2023 emerge che negli ultimi 20 anni si è avuta in termini di export una dinamica positiva nei settori quali il farmaceutico, gomma e plastica, meccanica e prodotti in metallo; meno positiva nel made in Italy e ciò sino al 2008; poi in costante ripresa stabilizzandosi da allora, come detto, intorno al 30% del totale delle export nazionale. Gli ultimi anni hanno visto performance piuttosto buone sia del made in Italy in senso stretto, sia dell’export italiano in generale, il tutto avvenuto nel contesto di una importante diversificazione dei mercati di sbocco trainata, da noi, soprattutto dalla performance esportatrice delle Pmi.  

Queste rappresentano circa la metà delle esportazioni italiane (un terzo alle medie, il 17% circa alle piccole) rispetto, ad esempio, al 15% segnato in Germania (principale esportatore europeo; noi siamo al secondo posto). Il ruolo delle Pmi nel nostro export rappresenta un autentico punto di forza per il nostro Paese come è stato riconosciuto anche nel recente Bollettino Bce che contiene, tra l’altro, i risultati dell’indagine periodica condotta dalla Bce sulla vulnerabilità finanziaria delle imprese (dove si evince che da noi la vulnerabilità è cresciuta più nelle grandi imprese che nelle Pmi). 

Televisioni. Con una serie di articoli apparsi curiosamente più o meno negli stessi giorni, la stampa inglese (Guardian; Economist) e spagnola (El Pais) si sono occupati del boom delle fiction TV turche un po' in tutto il mondo ma soprattutto in Medio Oriente (il che è piuttosto comprensibile) ma anche in Europa e America Latina che lo è un po' meno. Secondo dati riportati da Economist, l’export turco di audiovideo supera ormai il miliardo di dollari e sembra in continua crescita sull’onda di una domanda internazionale aumentata moltissimo durante la pandemia e mantenutasi a quei livelli anche dopo. Le ragioni del successo delle fiction turche sembrano essere la relativa semplicità (ma non banalità) delle sceneggiature, la bellezza dei siti, la cura dei costumi (spesso dai colori sgargianti e luminosi), l’attenzione nella scelta dei protagonisti (donne e uomini) e, ultimo ma non da ultimi, una effettiva professionalità e precisione nelle tecniche di ripresa. Comunque sia, un grande successo mondiale che inizia a sentirsi anche qui da noi. 

New York e i social. Mercoledì 14 febbraio la città di New York ha presentato una denuncia formale contro i maggiori social network (Tik Tok, Instagram, Facebook, Snapchat, You Tube) accusandoli di aver “incoraggiato una crisi di salute mentale tra i minori a livello nazionale e internazionale”. Chi segue questo Promemoria sa bene che questa è anche, e da tempo, la posizione di chi scrive; torneremo a breve sugli aspetti legali della vicenda che sono molto meno banali e scontati di quanto alcuni, anche da noi, pensino (il mantra è: sarà pure vero, ma come provare la responsabilità diretta dei gestori delle piattaforme che si ritengono solo “veicoli” di messaggi altrui). Qui basti dire che quello che afferma il Sindaco di New York nella sua denuncia lo sostiene anche (e con parole molto simili) una delle più alte (forse la più alta) autorità morali della contemporaneità: Papa Francesco. (Di Mauro Masi) 

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