Migranti, lapsus del nuovo ministro Interni Gb su piano Ruanda è solo uno dei mille problemi di Sunak su deportazioni
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Ven, Mag

Migranti, lapsus del nuovo ministro Interni Gb su piano Ruanda è solo uno dei mille problemi di Sunak su deportazioni

Esteri
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(Adnkronos) - Il programma del governo britannico per il trasferimento di richiedenti asilo in Ruanda atterra in una difficile mischia politica e in un ancor più complicato percorso legislativo, dopo il no della Corte suprema alla sua

attuazione. Il nuovo ministro degli Interni James Cleverly in privato descrive il piano su cui il Premier Rushi Sunak intende insistere, come "una follia". O perlomeno questo è quanto Cleverly, che ha appena preso il posto dell'esponente falco Suella Braverman, licenziata per le sue critiche alla polizia per il via libera alla protesta filo palestinese di sabato scorso, va a dire in giro, come ha denunciato, pubblicamente, la ministra degli Interni ombra, l'esponente laburista Yvette Cooper.  

Il tema è complesso e il tempo per intervenire è breve, prima delle elezioni del prossimo anno in cui, come in altri Paesi, l'immigrazione sarà uno dei temi di dibattito e retorica.  

Le parole di Cleverly non sono un pettegolezzo politico, nel momento in cui il governo ha annunciato, lo ha fatto ieri il Premier Rishi Sunak, l'intenzione di andare avanti con il controverso piano presentato 18 mesi fa, aggirando il parere negativo della Corte suprema, con una legge di emergenza per riconoscere il Ruanda come Paese sicuro.  

"Intraprenderemo il passo straordinario di introdurre una legge di emergenza (vale a dire con un iter parlamentare più veloce, ndr). Ciò permetterà al parlamento di confermare che, con un nuovo trattato, il Ruanda è un paese sicuro", ha detto Sunak in conferenza stampa ieri. "Mi assicurerò che non possano essere più rinviati i voli con sistematici ricorsi presso i nostri tribunali", ha aggiunto, anticipando anche un nuovo trattato bilaterale con il Ruanda in cui si prevede che chiunque vi sia deportato non possa essere reinviato nel suo Paese di origine. 

Il Premier ha ammesso che le deportazioni potrebbero essere bocciate dalla corte di Strasburgo per i diritti umani. E ha aggiunto che non permetterà "a una corte straniera di bloccare i voli. Se questa sceglierà d'intervenire contro il desiderio espresso del parlamento, sono pronto a fare il necessario perché i voli partano". Questo "necessario" passerà attraverso una riforma dei rapporti con la Corte europea dei diritti dell'uomo, ha anticipato, senza parlare dell'uscita di Londra dalla Convenzione europea dei diritti umani sollecitata dagli esponenti più di destra del partito dopo che e la Corte, che applica la Convenzione, lo scorso anno ha bloccato con un suo pronunciamento un primo volo pronto a partire per il Ruanda con richiedenti asilo a bordo.  

"Non credo che nessuno pensi che l'obiettivo fondamentale della Convenzione europea dei diritti umani sia di impedire a un parlamento sovrano di portare i migranti illegali in un paese ritenuto sicuro da uno statuto parlamentare e leggi internazionali", si è limitato ad aggiungere. Ma le cose non sono così semplici come Sunak ha voluto lasciare intendere ieri.  

Politicamente perché anche se Cleverly oggi non ha ammesso di aver usato quell'espressione di fatto ha confermato che almeno una volta si deve essere espresso decisamente contro il piano del Premier che lo ha scelto a coordinare il suo zoppicante piano Ruanda. "Non la riconosco come mia", ha affermato in una intervista a Sky News. E alla Bbc ha precisato di non ricordare di aver usato quel termine, mettendosi sulla difensiva parlando di trappola dei laburisti.  

I cinque giudici della Corte suprema hanno prima di tutto stabilito nel loro pronunciamento che l'Alta corte, dove è approdato in prima istanza il ricorso contro il progetto, non ha valutato, come avrebbe era tenuta a fare, il rischio reale che dal Ruanda i migranti avrebbero potuto essere reinviati al Paese d'origine da cui erano fuggiti.  

La Corte suprema, ha stabilito inoltre che ci sono elementi per ritenere che il governo abbia violato solidamente il principio dell'opposizione al respingimento. Violando non solo il bando al trattamento disumano, previsto dalla Convenzione europea sui diritti umani, ma anche le tutele iscritte in tre diverse leggi approvate dal Parlamento negli ultimi 30 anni. Leggi che dovrebbero essere emendate, complicando di molto il lavoro necessario a far decollare il progetto.  

I giudici poi hanno sottolineato che il governo e l'Alta corte avrebbero dovuto considerare con maggiore attenzione le prove di abusi raccolte dall'Onu. Se lo avessero fatto avrebbero concluso da soli, senza dover arrivare a interpellare la Corte suprema, che i rischi erano troppo elevati. E questo malgrado lo stanziamento, fino a ora, di 140 milioni di sterline, per inviare esperti di norme sui rifugiati in Ruanda negli ultimi mesi, per aiutare il Paese africano a gestire i casi e per programmi di addestramento del personale e di altre forme di sostegno.  

Se poi il Parlamento passerà anche una legge per assicurare che il Ruanda è un Paese sicuro, questo atto avrà valore in Gran Bretagna ma certo non a livello internazionale. Il piano deportazioni continuerà a costituire una violazione degli impegni internazionali presi da Londra. Vale a dire la Convenzione sui rifugiati e del diritto internazionale consuetudinario che Londra ha rispettato. Oltre che la Convenzione europea sui diritti umani che fu peraltro scritta in larga misura da giuristi britannici.  

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.