Allarme challenge: un giovane su quattro non esclude di fare o farsi del male pur di partecipare
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
07
Mar, Mag

Allarme challenge: un giovane su quattro non esclude di fare o farsi del male pur di partecipare

Immediapress
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

(Adnkronos) - Preoccupano i dati dell’Osservatorio “Generazione Proteo” dell’Università degli Studi Link sul fenomeno delle sfide online alla rincorsa forsennata dei like.  

Il direttore Nicola Ferrigni lancia una campagna social: “Azzeriamo i like al canale YouTube di The

Borderline”  

 

Azzerare i like a The Borderline. All’indomani della tragica vicenda del piccolo Manuel Proietti, morto nell’incidente di Casal Palocco a causa di una delle tante sfide estreme che ormai popolano i social, Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo” e professore associato di sociologia all’Università degli Studi Link, ha lanciato una campagna social che in poche ore è divenuta virale. “Questa immane tragedia – dichiara Ferrigni – mi ha spinto a chiedere a tutti i follower di The Borderline di togliere il “mi piace” al loro canale YouTube. Sono convinto che un azzeramento dei follower sui canali di questi YouTuber rappresenterebbe un fortissimo messaggio civico e di riscatto culturale della nostra società, nel rispetto del piccolo Manuel”. 

Una vicenda che ha scosso l’intera opinione pubblica. Assurdo morire così, a soli 5 anni, a causa di cinque ventenni alla guida di una Lamborghini presa a noleggio per girare il video “50 ore in macchina”. “Credo – continua Nicola Ferrigni – che l’azzeramento improvviso di follower dal canale YouTube di The Borderline sarebbe un giusto messaggio per i cinque giovani autori della cosiddetta “sfida”, in aggiunta a quanto loro verrà dal processo per omicidio stradale che sicuramente avrà luogo”. 

“Generazione Proteo”, l’Osservatorio permanente sui giovani dell’Università degli Studi Link, ha esplorato il fenomeno delle challenge all’interno dell’11° Rapporto nazionale di ricerca sugli studenti italiani nella fascia di età 16-19 anni, presentato soltanto un mese fa. I dati sul fenomeno sono preoccupanti. 

Allarme challenge: un giovane su quattro non esclude di fare/farsi del male pur di partecipare. Il 72,2% degli intervistati esclude la possibilità di fare/farsi del male pur di partecipare a una challenge con gli amici, a fronte del 3,6% che risponde invece affermativamente. C’è tuttavia un allarmante 23,4% che non esclude a priori questa possibilità, riservandosi di decidere in base alla richiesta. 

 

I social accrescono il disagio psicologico dei giovani. Oltre il 40% sarebbe d’accordo a vietarli ai minori di 15 anni sulla base del provvedimento attualmente allo studio in Francia. I giovani sono convinti che i social contribuiscano ad accrescere il disagio psicologico dei giovani, il 51,7% “abbastanza”, il 23,9% “molto”. A conferma di ciò, il 41,4% sarebbe d’accordo se anche in Italia si adottasse il provvedimento attualmente allo studio in Francia, che prevede di vietare i social ai minori di 15 anni. 

OnlyFans: per la metà dei giovani è un modo per fare soldi e una forma di lavoro. Il 6% ha un account, il 4,9% lo ha avuto. Nell’immaginario dei giovani italiani, la scelta di condividere contenuti su OnlyFans si lega principalmente a motivazioni di carattere utilitaristico/economico: il 38,9% lo considera infatti un modo per fare soldi, l’11,1% intravede in tali attività un lavoro/una carriera. Per contro, il 27,7% pensa si tratti di una forma di mercificazione del proprio corpo, e il 13,5% non esita a definire tale attività come vero e proprio atto di pornografia. Se si pensa altresì che OnlyFans è vietato ai minori di anni 18, non è da sottovalutare che il 6% dichiari di avere un account, cui si aggiunge il 4,9% che dichiara di averlo avuto, seppur momentaneamente. 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.