(Adnkronos) - Ai Rorè tra le prime negli anni ’90 a scommettere sull’agricoltura bio. Il titolare De Stefani: «Abbiamo saputo conquistare gli appassionati alla ricerca dell’autentica tipicità territoriale»
Treviso, 22 settembre 2022. La siccità e il caldo record registrati
«Produciamo vini certificati e garantiamo l’utilizzo esclusivo di uve sane, non trattate con sostanze chimiche di sintesi e nel rispetto dei limiti imposti dai disciplinari emessi dagli enti di controllo – spiega Paolo de Stefani, agrotecnico e titolare dell’azienda -. Cerchiamo di ottenere prodotti tipici che nascono dal territorio e dalla tradizione e di trasformare quello che la natura ci da ottenendo un prodotto più unico».
I vigneti e i boschi dell’azienda sono posizionati all’apice della vallata col Rorè, ecco perché il nome Ai Rorè. Il vigneto ha una superficie di oltre 5,5 ettari delimitati da boschi e siepi che oltre a garantire la biodiversità della zona, limitano la deriva dei trattamenti dei vigneti confinanti trattati con metodi convenzionali. Ne derivano terreni trattati al naturale e vini che si producono da uve biologiche, coltivate senza l'aiuto di sostanze chimiche di sintesi quali concimi, diserbanti e anticrittogamici. «Non puntiamo sulla quantità – conferma De Stefani -. La nostra è una produzione di poche migliaia di bottiglie, circa 20 mila, curate con passione e metodi artigianali, che hanno saputo conquistare gli appassionati alla ricerca dell’autentica tipicità territoriale e di etichette capaci di trasmettere sensazioni vere e autentiche. Scegliere un vino da agricoltura biologica vuol dire scegliere un vino sano, pulito, vivo e a basso contenuto di solfiti: vini che nascono da pratiche enologiche che si avvicinano sempre di più al concetto di agricoltura sostenibile»
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