(Adnkronos) - Silvia Ussai: le armi nucleari sono le più distruttive mai create per l'entità della devastazione che causano e le persistenti conseguenze che determinano
Roma, 5 Ottobre 2022. Le cronache più attuali del conflitto tra Russia e Ucraina riportano la possibilità di un’escalation
“È interessante notare che queste testate nucleari non violerebbero il trattato firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), perché installate su navi e sottomarini” – spiega la dr.ssa Silvia Ussai, medico farmacologo e tossicologo, specializzata in International Healthcare Management alla SDA Bocconi.
Gli effetti sulla salute delle armi nucleari possono essere classificati in immediati o tardivi. Nel fronte d'urto nucleare, infatti, si verificano contemporaneamente due tipi di forze d'urto: gli effetti statici di sovrapressione (rispetto alla pressione ambiente) e gli effetti dinamici di pressione (venti).
“La sovrapressione può causare la morte subitanea delle persone vicine al punto zero, e svariate menomazioni fisiche come emorragie interne e gravi lesioni polmonari. Inoltre, i venti di esplosione possono generare detriti volanti con conseguenti traumi sia penetranti che contusivi” – prosegue Silvia Ussai.
Le lesioni da radiazioni termiche causate dall'intenso calore e dalle radiazioni termiche infrarosse provocano ustioni di primo, secondo e terzo grado, oltre ad uno spettro di effetti di cecità a seconda della distanza e dell'orientamento visivo al momento dell'esplosione dell'ordigno nucleare.
Le lesioni da radiazioni nucleari sono invece causate dalle radiazioni rilasciate immediatamente dopo la detonazione nella zona di esplosione prossimale o, se la detonazione avviene a livello del suolo, dall'esposizione al fallout radioattivo.
“La combinazione di lesioni termiche e traumatiche aumenta in modo significativo la gravità complessiva e la potenziale letalità di qualsiasi ulteriore esposizione alle radiazioni che l'individuo potrebbe aver subito”– spiega la dr.ssa Silvia Ussai.
“Recenti studi hanno dimostrato come alcune persone che non hanno riportato lesioni da esplosione o termiche hanno comunque ricevuto dosi clinicamente significative di radiazioni. Tali casi dovrebbero comunque essere identificati precocemente in modo da poter essere inviati in strutture specializzate per sopravvivere al periodo di soppressione midollare e agli altri effetti causati dalle radiazioni” – conclude Silvia Ussai.
Fra l’altro, la contaminazione ambientale avrebbe anche conseguenze devastanti sul sistema di soccorso medico, oltre ad ingenerare una possibile crisi di rifugiati di ordini di grandezza superiori a quelli mai sperimentati.
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