Wellbeing è la nuova parola d'ordine, 1 impresa su 3 cura il welfare
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
28
Dom, Apr

Wellbeing è la nuova parola d'ordine, 1 impresa su 3 cura il welfare

Lavoro
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

(Adnkronos) - Wellbeing è la nuova parola d’ordine quando si parla di welfare aziendale, ovvero di quelle iniziative promosse dalle imprese per migliorare la qualità di vita dei propri lavoratori tramite servizi e bonus di

diversa natura. Twenix ha approfondito la tematica creando un nuovo White paper sul tema del welfare aziendale.  

Secondo l’indagine internazionale Disconnect to reconnect di Adecco, ben il 73% delle aziende ritiene che il benessere dei dipendenti sia diventato molto importante per migliorare il loro tasso di engagement (39%) e soddisfazione (24%). Un dato confermato dal Future workplace 2021 hr sentiment survey condotto da Forbes, che rivela come il 68% dei responsabili hr senior consideri il benessere psicofisico del personale come una delle massime priorità. 

La scelta dei benefit aziendali è sempre più vasta: non soltanto buoni pasto, abbonamenti per i trasporti pubblici e assicurazioni sanitarie, ma anche massaggi, frutta e verdura gratis, corsi di fitness, tornei di calcio internazionali e, soprattutto, iniziative che permettano di acquisire o migliorare le proprie competenze professionali, a cominciare da quelle linguistiche. 

"Il wellbeing - afferma in proposito Beatriz López Arredondo, head of people di Twenix, società impegnata nel settore edtech - che offre percorsi formativi in inglese a imprese e professionisti è sempre stato al centro dell’attenzione dei team di hr: in base alle proprie dimensioni, alla propria disponibilità economica, alle necessità e agli obiettivi da raggiungere, ogni azienda ha offerto cataloghi di partnership, sconti, voucher e opzioni diverse ai propri dipendenti".  

"La vera rivoluzione - aggiunge - rispetto al passato è che non sono più soltanto le grandi aziende, o multinazionali a prendere in considerazione piani di wellbeing, ma sempre più startup fondate da giovani e aziende in cui lavorano professionisti millennials e della generazione Z". 

Il cambiamento in atto è ben fotografato dal Welfare index pmi 2021, report annuale sul welfare nelle piccole e medie imprese italiane, che rivela come dal 2016 le aziende con un livello di welfare elevato siano aumentate in modo significativo, passando dal 9,7% al 21%, e quelle con un welfare di base siano scese invece dal 49,3% al 35,8%. Catalizzatrice indiscussa del processo è stata la pandemia, che ha riportato al centro i lavoratori come persone, dando un ruolo di primo piano alle loro esigenze individuali.  

Come spiega Randstad, il grado di benessere del personale e la qualità delle performance aziendali sono profondamente correlati: la creazione di un buon ambiente di lavoro e un equilibrio tra lavoro e vita privata riducono i tassi di assenteismo, incentivando la produttività e l’engagement dei team; una maggiore soddisfazione dei lavoratori produce fidelizzazione e dunque una minorerotazione del personale. Il che si traduce in un vantaggio economico, dal momento che investire su dipendenti già assunti ha un costo inferiore rispetto al formare nuove risorse; l’appagamento dei dipendenti favorisce una buona reputazione aziendale, con maggiori possibilità di attrarre nuovi talenti. 

Quando le politiche di welfare sono calibrate sui bisogni dei dipendenti, i risultati non tardano ad arrivare. Le stime emerse dal Welfare index pmi 2021 lo mostrano chiaramente: le società con welfare come 'leva strategica' hanno avuto un ritorno in termini di produttività, soddisfazione e fidelizzazione della forza lavoro. Eppure, gli studi concentrati sul wellbeing e sui suoi effetti positivi sui bilanci aziendali si scontrano con un altro dato di segno opposto.  

Adecco rivela infatti che solo un 1/3 delle aziende mette in atto iniziative volte al benessere dei lavoratori che vadano oltre all’offerta di orari e sedi di lavoro flessibili. Questo spiegherebbe perché il 45% dei dipendenti (60% in Italia) ritiene che la propria società non fornisca un supporto in termini di benessere. 

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.