(Adnkronos) - "Gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità segnalavano, nel 2019, 30mila incidenti sulle piste da scii, di cui 1.500-1.700 che esitavano in un ricovero ospedaliero. Poi il 5-8% degli infortuni necessita di un intervento chirurgico, divisi tra il 55% uomini e 45% donne. La fascia d'età più coinvolta
"Negli ultimi anni c'è stata una grande evoluzione tecnologica nelle attrezzature da scii, un salto - prosegue Momoli - che ha permesso di evitare tante fratture a danno però dell'apparato legamentoso: il ginocchio è quello sempre più colpito. Vediamo tanti traumi distorsivi perché le attrezzature permettono oggi lo sganciamento dell'attacco e aiutano a limitare l'energia legata al trauma. Non usare più strumenti che rimanevano agganciati alla caviglia ha ridotto le fratture al 7% del totale dei traumi. Rimangono però, parlando di scii, i traumi distorsivi al legamento crociato del ginocchio. Mentre, per lo snowboard, vediamo molte fratture al polso - osserva - perché spesso chi usa la tavola usa poi le mani. Poi c'è anche la spalla, qui i traumi sono le lussazioni, gli strappi e le lesioni alla cuffia dei rotatori".
Il presidente della Siot evidenzia poi come i più giovani sono meno interessati ai traumi sugli scii. "Hanno meno velocità quando scendono sulle piste e assorbono meglio l'energia cinetica dei traumi - ricorda - sono poi più elastici e tendono ad essere più preparati fisicamente. Però sono anche più indisciplinati, soprattutto i neofiti, sulle piste e questo li porta ad essere coinvolti in incidenti anche gravi".