SALUTE. Tumore al polmone e fumo: il rischio non è uguale per tutti
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Ven, Apr

SALUTE. Tumore al polmone e fumo: il rischio non è uguale per tutti

SALUTE. Tumore al polmone e fumo: il rischio non è uguale per tutti

Salute e Benessere
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Uno studio italiano apre nuove strade: è possibile stabilire in anticipo chi ha maggiori probabilità di ammalarsi e definire controlli mirati per ogni persona

SALUTE. Tumore al polmone e fumo: il rischio non è uguale per tutti
SALUTE. Tumore al polmone e fumo: il rischio non è uguale per tutti

 

Alcuni fumatori rischiano più di altri di ammalarsi di cancro ai polmoni. Quali? E cosa fare per individuare l’eventuale malattia agli esordi, quando è possibile salvare la vita dei pazienti? Quali controlli eseguire nelle persone maggiormente in pericolo? Da anni i ricercatori di tutto il mondo cercano di dare una risposta a queste domande e alcuni responsi importanti arrivano da uno studio italiano, presentato oggi nella sessione plenaria (la più importante) della Conferenza mondiale sul tumore del polmone dell’International Association for the Study of Lung Cancer in corso a Barcellona.

Il più letale fra tutti i tumori

Numeri e statistiche non lasciano scampo: «Il tumore ai polmoni resta un big killer: è il più letale fra tutti i tipi di cancro e, con 41.500 nuovi casi diagnosticati in Italia nel 2018, si colloca al terzo posto nella classifica dei più diffusi - spiega Giorgio Scagliotti, direttore dell’Oncologia all’Università di Torino e presidente dell’International Association for the Study of Lung Cancer (Ialsc) -. A causa della scoperta tardiva della malattia purtroppo soltanto il 16 per cento dei pazienti è vivo 5 anni dopo la diagnosi. Anche se, con le nuove terapie, si sono aperti nuovi scenari per la maggioranza dei malati (quasi 8 su 10) che presentano metastasi fin dall’inizio del trattamento».
Test per la diagnosi precoce

Gli sforzi per trovare un metodi di screening valido nell’identificare il carcinoma polmonare ai primi stadi si sono intensificati negli ultimi anni: la ricerca scientifica ha ormai dimostrato che la Tac spirale (un’apparecchiatura che ruota intorno al corpo come se lo avvolgesse, appunto, in una spirale e che permette di studiare gli organi interni a fettine ancora più sottili della Tac tradizionale) è un esame efficace per scoprire un tumore ai polmoni in stadio iniziale ed è in grado di ridurre la mortalità per questo tipo di cancro nei forti fumatori che vi si sottopongono con regolarità. Ora gli scienziati dell’Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano hanno dimostrato che abbinando alla Tac spirale uno specifico test del sangue è un metodo sicuro ed efficace per fare un passo in più: offrire programmi di diagnosi precoce non uguali per tutti, bensì strutturati ad hoc e personalizzati secondo le caratteristiche di ogni persona.

Maggiori probabilità di sviluppare la malattia

«La nostra ipotesi di partenza era che il rischio di ammalarsi per i forti fumatori non fosse omogeneo, cioè il medesimo per tutti - spiega Ugo Pastorino, direttore della Chirurgia Toracica di INT e tra gli autori dello studio bioMILD presentato poco fa al convegno in Spagna -. I risultati ci hanno dato ragione perché sulla base degli esiti della Tac e del test miRNA siamo stati in grado per la prima volta di profilare il rischio di malattia e di definire che, a parità di esposizione, il rischio biologico è diverso». I dati dello studio bioMILD (condotto dall’INT e sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro) sono stati raccolti esaminando i dati di circa 4mila persone, arruolate all’inizio del 2013. Il 70 per cento dei partecipanti era costituito da forti fumatori (cioè consumatori in media di un pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni) con un’età superiore ai 55 anni, e il restante 30 per cento comprendeva volontari nella fascia d’età 50-55 anni, fumatori di 30 sigarette al giorno, sempre da almeno 30 anni. Tutti sono stati sottoposti alla combinazione di due esami: tac spirale a basso dosaggio di radiazioni e test miRNA, eseguito attraverso il semplice prelievo di un campione di sangue. I miRNA sono piccolissime molecole, molto specifiche, che vengono rilasciate precocemente dall’organo aggredito dalla malattia e dal sistema immunitario.

Il calendario dei controlli

Il test miRNA è stato scoperto e sviluppato presso l’Istituto Nazionale dei Tumori ed è la prima volta che un test molecolare sul sangue si rivela efficace nello screening, predicendo il rischio di malattia. Proprio grazie a questo test sarà possibile in futuro definire un programma di prevenzione personalizzata e integrata con la diagnosi precoce. I risultati sono stati significativi: il 58 per cento dei partecipanti è risultato negativo a entrambi i controlli ed è stato classificato a rischio basso di tumore del polmone, mentre il 37 per cento è risultato positivo a uno dei due esami (rischio medio) e il restante 5 per cento ha avuto entrambi i valori positivi con un rischio molto più alto di ammalarsi. «I vantaggi che otteniamo sono diversi - continua Pastorino -: innanzitutto, in base alla fascia di rischio viene messo a punto un programma di prevenzione personalizzato, che parte naturalmente dalla disassuefazione dal fumo. Inoltre, è possibile ridurre il numero di TAC di controllo, dal momento che chi è a rischio basso viene rivisto a distanza di tre anni. Infine, ultimo ma non meno importante, è possibile stabilire chi non necessita di cure immediate ma solo di un controllo annuale, e questo ci permette di evitare interventi che sarebbero inutili, a tutto vantaggio del paziente».

Regola numero uno: non fumare

La strategia migliore per non ammalarsi di cancro ai polmoni è non fumare e, per i tabagisti, smettere: che con la disassuefazione dal fumo si può ottenere una riduzione fino al 50 per cento della mortalità per tumore polmonare. Ma a giustificare l’elevato numero di decessi che questa malattia provoca ogni anno (oltre 33mila solo nel nostro Paese) c’è anche il fatto che si tratta di una neoplasia subdola che spesso non provoca disturbi fino allo stadio avanzato. «Ancora oggi circa l’80 per cento delle diagnosi viene fatto in fumatori abituali o ex tabagisti - ricorda Giorgio Scagliotti -. Quanto ai sintomi, possono comparire, non necessariamente tutti e insieme: tosse che non passa, mancanza di respiro (fiato corto), dolore al torace, “fischi” quando si respira. Altre avvisaglie, in genere successive ai primi, possono essere: tosse con catarro striato di sangue, raucedine, perdita di peso, infezioni respiratorie frequenti. Quindi, davanti a uno di questi disturbi che perdura per più di due o tre settimane è bene parlare con un medico, che valuterà se e quali accertamenti fare».

Il programma «Smile» dell’Istituto Tumori Milano

«I risultati degli studi MILD e bioMILD sono la base scientifica del programma SMILE, avviato di recente nel nostro Istituto - conclude Pastorino -, che per la prima volta combina screening e prevenzione in uno studio prospettico randomizzato, con l’abbinamento di cardioaspirina e citisina che, insieme ad attività fisica e corretta alimentazione, permettono di abbattere i valori della proteina C-reattiva nel sangue, un importante marcatore dell’infiammazione cronica associata a un alto rischio di mortalità per il tumore al polmone. Il Programma Smile è aperto a tutti: è sufficiente avere tra i 55 e i 75 anni ed essere attualmente forti fumatori oppure ex-fumatori da meno di dieci anni. Le informazioni per entrare a far parte dello studio sono disponibili sul sito www.programmasmile.it oppure al numero verde 800.213.601».

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