TecarTerapia nella lombalgia e lombosciatalgia da discopatia lombare: Review
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Mer, Apr

TecarTerapia nella lombalgia e lombosciatalgia da discopatia lombare: Review

TecarTerapia nella lombalgia e lombosciatalgia da discopatia lombare: Review

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TecarTerapia nella lombalgia e lombosciatalgia da discopatia lombare: Review

(S. Ciliberti, D. Marchese, M. D’Andrea, R.C. Meliadò, G. Amendola, M. Iocco)

TecarTerapia nella lombalgia e lombosciatalgia da discopatia lombare: Review
TecarTerapia nella lombalgia e lombosciatalgia da discopatia lombare: Review

 

LOMBALGIA E LOMBOSCIATALGIA

Si tratta di sindromi dolorose molto frequenti, la cui etiologia è molteplice anche se il più delle volte è causata da alterazioni del disco intervertebrale. Si parla di lombalgia se la sintomatologia dolorosa è esclusivamente localizzata alla regione lombare senza che vi sia un interessamento radicolare.

Si parla invece di lombosciatalgia per indicare l’estensione della sintomatologia anche al territorio d’innervazione del nervo sciatico che può associarsi o meno ad un deficit neurologico.

In base ad una suddivisione temporale si distinguono i seguenti quadri:

- Lombalgia/lombosciatalgia acuta in cui la durata è inferiore a quattro settimane.

- Lombalgia/lombosciatalgia subacuta la cui durata si prolunga oltre le quattro settimane e fino a tre mesi.

- Lombalgia/lombosciatalgia cronica se i sintomi si protraggono oltre tre mesi.

La fase acuta è caratterizzata da sintomatologia dolorosa intensissima, altamente invalidante a risoluzione spontanea in oltre il 90% dei pazienti affetti. La fase subacuta è una condizione morbosa caratterizzata da una sintomatologia dolorosa discretamente intensa a potenziale rischio di disabilità. La fase cronica è caratterizzata da costante sintomatologia moderatamente dolorosa, ad alta disabilità con una percentuale di risoluzione spontanea molto bassa (circa il 5%), ma alta percentuale di riacutizzazione sintomatologica.

SINTOMATOLOGIA

La sintomatologia della lombalgia prevede un dolore compreso fra il margine inferiore dell’arcata costale fino al margine superiore del muscolo grande gluteo. La lombosciatalgia solitamente è caratterizzata dalla sintomatologia di una lombalgia, con associata una irradiazione distale spesso dovuta alla compressione da parte dell’ernia sull’emergenza delle radici nervose. La localizzazione dell’irradiazione è quella del territorio di distribuzione della radice nervosa interessata, che può andare dalle pieghe glutee inferiori lungo il margine latero-posteriore dell’arto inferiore, fino alle dita del piede; può essere o meno accompagnata da deficit sensitivi e/o motori. Per la radice L4-L5, il dolore s’irradia lungo la faccia postero- esterna della coscia, laterale della gamba e dorsale del piede fino all’alluce; se invece è interessata la radice L5-S1, il dolore s’irradia lungo la faccia posteriore della coscia, posteriore della gamba e plantare del piede, fino ad estendersi alle ultime due dita del piede.

Quando le radici interessate sono L2-L3, L3-L4 si può avere una irradiazione anteriore (lombocruralgia) nei territori inguinale, fino al compartimento mediale del ginocchio e lungo la faccia antero-interna della coscia. Dolore o sensazioni parestesintetiche all’arto possono essere presenti anche in assenza di dolore lombare.

La lombalgia determina sempre una contrattura antalgica riflessa dei muscoli paravertebrali che comporta la rettilineizzazione della fisiologica lordosi lombare.

Spesso si può avere uno spasmo unilaterale dei muscoli paravertebrali, dal lato della radice compressa, con comparsa di scoliosi antalgica.

I deficit motori possono andare da un’ipostenia ad una paralisi dei muscoli interessati; i deficit sensitivi possono comportare aree di anestesia, ipostesia, parestesia o disestesia.

EPIDEMIOLOGIA

Lombalgia e lombosciatalgia sono condizioni patologiche molto comuni. Si calcola infatti che la prevalenza nel corso della vita sia di circa il 70%. Questo significa che il disturbo si presenta almeno una volta nella vita di quasi tre-quarti3?4 della popolazione.

Questa condizione patologica interessa circa il 5% degli adulti degli Stati Uniti ogni giorno, mentre circa il 18% riferisce di avere avuto dolore alla schiena nel mese precedente. L'incidenza annuale negli adulti statunitensi è tra il 15% e il 45%.

Il dolore lombare è più comune da 35 a 55 anni di età. Anche se 90% degli episodi acuti regredisce in circa 6 settimane, fino al 7% dei pazienti sviluppano il dolore cronico.

ETIOLOGIA

Come già detto la lombalgia è un’affezione multi fattoriale, per cui numerosi fattori intervengono a favorirne l’insorgenza. Si possono distinguere fattori di rischio legati alle attività fisiche svolte e fattori costituzionali.

I primi sono rappresentati da attività quali movimentazioni di carichi, rotazioni, flessioni, torsioni, vibrazioni, carichi pesanti, posture scorrette, mantenimento della stessa posizione per periodi prolungati . A questi si associano poi fattori costituzionali: patrimonio genetico, età, sesso, statura, dimensioni del canale spinale.

Solo nel 20% dei casi si parla di lombalgia/lombosciatalgia specifica. Nel restante 80% si parla di lombalgia aspecifica in cui non è possibile risalire ad una causa precisa, ma intervengono diversi fattori quali fumo, posture e movimenti scorretti, sovrappeso, gravidanza, sedentarietà, debolezza muscolare, stress psicologico e depressione.

Le cause specifiche possono essere distinte in cause meccaniche e non meccaniche. Le cause meccaniche rappresentano circa il 96% di tutte le lombalgie. Più specificamente sono dovute: nel 40% ad alterazioni lesioni dei muscolari, 30% a processi degenerativi del discopatie, 10% ad ernie discali, 7% a processi degenerativi artrosici delle faccette articolari posteriori, 5% a fratture vertebrali legate ad osteoporosi; 2% a stenosi del canale vertebrale e 2% a spondilolistesi.

Le cause non meccaniche rappresentano solo il 4% e sono rappresentate da neoplasie, infezioni, artriti infiammatorie, pancreatiti, aneurismi dell’aorta addominale oppure da altre patologie internistiche.

FISIOPATOLOGIA DELL’ERNIA DISCALE

Il disco intervertebrale con il passare degli anni va incontro a processi degenerativi fisiologici che ne determinano la disidratazione e dunque progressiva riduzione dello spessore, della resistenza e dell’elasticità. Atteggiamenti posturali e movimenti scorretti possono accelerare questo normale processo degenerativo.

La degenerazione del disco fa si che le fibre dell’anulus possano progressivamente lacerarsi. In seguito a sollecitazioni, soprattutto in flessione, il nucleo polposo viene spinto verso l’anulus e si determina una protrusione discale che dà luogo a dolore.

Quando l’anulus si lacera il materiale del nucleo fuoriesce e si parla di ernia del disco. Il nucleo polposo può a questo punto irritare le radici nervose, oppure effettuare una pressione diretta sul midollo spinale. Si parla di ernia contenuta quando il nucleo non supera l’anello fibroso ed espulsa quando invece lo attraversa.

A seconda del rapporto con il legamento comune

posteriore le ernie vengono classificate in subligamentosa

(A), transligamentosa (B), sequestrata (C), migrata (D).

TECAR®

TECAR® è l’acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo. La TECAR® è una terapia fisica innovativa introdotta già da alcuni anni in Italia, che nasce dall’esigenza di strumenti terapeutici non invasivi ma che permettano un trattamento efficace, per un recupero funzionale in tempi ragionevolmente rapidi in patologie osteoarticolari e muscolo scheletriche.

Attraverso appunto l’utilizzo di radiofrequenze permette, Tecarterapia® permette di stimolare i normali processi riparativi ed antinfiammatori evitando proiezione di energia radiante dall’esterno. Gli effetti biologici all’interno dei tessuti si ottengono grazie ad un trasferimento energetico;

È un’ apparecchiatura che utilizza le radiofrequenze a onde lunghe a 0,5 MHz ottenendo un trasferimento energetico mediante passaggio di corrente per contatto capacitivo e/ o resistivo. L’idea di trasferire energia a scopi terapeutici ai tessuti lesi è comune a molte forme terapie fisioterapiche che si fondano sull’irradiazione d’energia. Tuttavia, ciò che differenzia la TECAR® è la modalità di trasferimento energetico: irradiazione di energia dall’esterno nelle prime e generazione di energia endogena nella seconda, che si realizza attraverso il richiamo nell’area di trattamento di cariche elettriche presenti sotto forma di ioni nei tessuti. Questo meccanismo crea una forte stimolazione a livello cellulare, che incrementa la temperatura interna e riattiva la circolazione, innescando precocemente i naturali processi riparativi Il principio fisico sfruttato dalla TECAR® è quello del condensatore che ha permesso di sviluppare una tecnologia capace di sollecitare il tessuto dall’interno ottenendo una forte stimolazione a livello cellulare. La biostimolazione dei tessuti genera una forte vasodilatazione con un incremento della circolazione sanguigna, scomparsa del dolore, riduzione della contrattura muscolare e riassorbimento degli edemi.

I risultati clinici estremamente soddisfacenti in campo ortopedico e traumatologico hanno spinto la ricerca anche in altri settori quali la flebolinfologia, l’oncologia, l’oftalmologia, le malattie bronchiali.

EFFETTI BIOLOGICI

Gli effetti biologici della Tecarterapia® sono di tre tipi:

- Biochimico: accelera il metabolismo ultrastrutturale delle cellule richiamando sangue ricco di ossigeno, velocizzandone il flusso e facilitando il drenaggio linfatico.

- Termico: per l'effetto Joule prodotto dalle correnti di spostamento induce una endotermia profonda e omogeneamente diffusa.

- Meccanico: aumentando la velocità di scorrimento dei fluidi drena la stasi emolinfatica, tonifica le pareti vascolari.

MODALITÀ CAPACITIVA E RESISTIVA

Lo strumento funziona con due diverse modalità: quella capacitiva e quella resistiva, attraverso due diversi tipi di elettrodi. Con l'elettrodo capacitivo, rivestito di materiale isolante ceramizzato l'azione viene concentrata nella zona muscolare e in generale sui tessuti molli e più superficiali; con l'elettrodo resistivo, non rivestito di materiale isolante, l'azione si sviluppa nei punti più resistenti dei tessuti (ossa, tendini, legamenti). Per entrambe le modalità capacitiva e resistiva e possibile lavorare a differenti livelli energetici, impostati dall’operatore a seconda della risposta biologica che si vuole ottenere.

LIVELLI ENERGETICI

Gli effetti biologici prodotti della Tecarterapia® nei tessuti sono differenti in funzione del livello energetico usato: basso, medio, alto. La scelta del livello di trasferimento energetico a cui lavorare dipende dall’effetto che si desidera ottenere.

Ad esempio, se si vuole ottenere una diminuzione del dolore, ossia un effetto sedativo-antalgico, bisognerà lavorare a bassi livelli di potenza, in “atermia”, come pure se, per la presenza di un edema, la zona si presenta infiammata e gonfia, per aumentare il flusso emo-linfatico favorendo così il processo di riassorbimento ed una più rapida risoluzione. Lavorando ad alti livelli energetici si ottiene, invece, un miglioramento del trofismo muscolare e un rilassamento dei muscoli contratti dovuti all’aumento della vasodilatazione sia superficiale sia profonda.

La TECAR® produce una riduzione del dolore per azione contro-irritante o per liberazione di endorfine, un aumento dell’estensibilità del tessuto collagene per riduzione della viscosità, una riduzione degli spasmi e contratture muscolari per ridotte attività degli efferenti secondari, una più rapida e completa dissociazione dell’ossigeno dall’emoglobina con maggiore disponibilità, che si accompagna a riduzione dell’energia di attivazione di importanti reazioni chimiche metaboliche, una vasodilatazione con aumento del flusso ematico locale che contribuisce al rifornimento di ossigeno e di sostanze nutritive e alla asportazione di cataboliti, una velocizzazione del riassorbimento di raccolte emorragiche.(14)

A bassi livelli energetici (50-100 Watt), pur non avendosi dissipazione endotermica, si ha stimolazione ultrastrutturale cellulare, da cui consegue un aumento delle trasformazioni energetiche (produzione di ATP) e del consumo di O2. Da ciò deriva l’attivazione indiretta, per aumento delle richieste metaboliche del tessuto, del microcircolo arterioso, venoso e linfatico senza dilatazione dei grandi vasi.

A medi livelli energetici (100-200 Watt), oltre all’effetto biostimolante, si verifica un incremento della temperatura endogena dipendente dall’aumento dei moti browniani. Questo innalzamento termico stimola la dilatazione dei vasi di calibro maggiore aumentando ulteriormente il flusso ematico.

Ad alti livelli energetici (200-300Watt), risulta minore l’effetto della biostimolazione cellulare e maggiore, invece, l’effetto endotermico, con notevole aumento del flusso emolinfatico. Questi effetti permettono di ottenere complessivamente un recupero molto più rapido poiché si accelerano i fisiologici processi riparativi.

Ogni applicazione prevede una durata di 30 minuti, utilizzando la massima potenza consentita dalla sensibilità del paziente al rialzo termico tissutale. Si inizia con 12 minuti di trattamento capacitivo, eseguito con massaggio circolare della zona interessata, nonché con massaggio eseguito lungo l’ asse maggiore della muscolatura paravertebrale; seguono 12 minuti di modalità resistiva, applicando l’ elettrodo attivo in maniera tale da includere nel circuito le articolazioni interapofisarie posteriori, le lamine e i corpi vertebrali, e associando tecniche di terapia manuale per favorire lo scivolamento di una vertebra sull’ altra per favorire il riscaldamento selettivo dei muscoli paravertebrali e dei tessuti molli interposti tra un segmento e l’ altro; infine si effettuano 6 minuti di modalità capacitiva “atermica”, eseguita a scopo rilassante e per favorire la dissipazione del calore accumulato con la modalità resistiva. Il protocollo prevede almeno 10 sedute, a cadenza giornaliera o tri-settimanale.

Bibliografia

1. Balboni G., Motta P., “Anatomia Umana” vol I; Edi-Ermes 1997.

2. Lambertini G, “Manuale di Anatomia dell’uomo” Piccin 1968

3. Kapandji I.A, “Fisiologia articolare, tronco e rachide, vol. III,”, Monduzzi editore 2002.

4. Mancini, Morlacchi , “Clinica ortopedica” ; Piccin 2005.

5. Govannoni, Minozzi, Negrini, “Percorsi diagnostico terapeutici per l’assistenza ai pazienti con mal di schiena,” Pacini ed. 2006.

6. “TECAR®. Evidenze cliniche in flebolinfologia, oftalmologia, oncologia, pneumologia, neurologia”, Edizione dicembre 2003.

7. Maigne R. “Medicina Manuale”, UTET 2003 16. “TECAR®. Evidenze cliniche” settembre 2003

8. Molina A., Eschacho B., Molina M.V., Mariscal Y S., “Cervicali, lombalgie, sciatalgie: applicazione del Sistema a trasferimento Energetico capacitivo”, Servizio di Riabilitazione, Ospedale Universitario di Valladolid, Barcellona.

9. Postacchini, Ippoliti, Ferretti , “Ortopedia e traumatologia”, A. Delfino Editore 2006.

 

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