(Adnkronos) - "Le vaccinazioni sono insufficienti per le persone con patologia oncologica con grave danno per la mancata prevenzione di infezioni che potrebbero evitare un decorso più grave e un più alto rischio di complicanze, oltre a ritardare anche la possibilità di curare la malattia di base. Gli ultimi vaccini a
All'incontro, promosso dalle società scientifiche degli infettivologi Simit, igienisti (Siti) e oncologi (Aiom) con il contributo non condizionato di Gsk, per raggiungere nuovi obiettivi attraverso percorsi volti a rafforzare la centralità del paziente, hanno partecipazione rappresentanti del mondo politico, istituzionale e della Federazione delle Associazioni di Volontariato in oncologia (Favo). Al centro del dibattito - organizzato nella settimana mondiale dell’immunizzazione (24-30 aprile) e alla vigilia della 17ma giornata del paziente oncologico (12-15 maggio) - è stata posta la questione fondamentale dell’abbattimento delle barriere alla vaccinazione, tuttora esistenti, fluidificare le terapie con la creazione di corsie riservate libere e disponibili, percorsi chiari e definiti per i soggetti bisognosi.
Come evidenziato nell’incontro anche da Mastroianni: "Mancano percorsi strutturati tra lo specialista oncologo che raccomanda la vaccinazione e il medico che somministra il vaccino, così il paziente, alla fine, non viene vaccinato. Ci sono difficoltà di approvvigionamento nei presidi ospedalieri dove vengono assistiti i pazienti e c’è anche una mancanza di indirizzi a livello regionale”.
Sulle strategie da intraprendere, il presidente della Simit osserva che "è importante favorire la formazione degli specialisti sulle malattie infettive prevenibili con la vaccinazione nell’adulto e creare un modello di vaccinazione incentrato nei presidi ospedalieri, nei luoghi di cura, con la consulenza di specialisti e l’infettivologo che potrebbero diventare di riferimento per il paziento fragile. Abbiamo opportunità concrete come il piano nazionale vaccinale ben costruito, documenti delle società scientifiche e la grossa esperienza della pandemia Covid, che non dobbiamo trascurare. Inoltre, c’è un rapporto di fiducia tra persona fragile, malato oncologico e specialista che può aumentare il tasso di adesione”.
A livello organizzativo, secondo l’infettivologo, “si potrebbero usare hub ancora attivi o creare strutture all’interno di luoghi di cura come gli ambulatori vaccinali dedicati a queste persone fragili. L’approvvigionamento - conclude Mastroianni - è importante, ma serve anche la governance che favorisca il flusso per l’erogazione del vaccino”.