Massimo Cacciari, uno dei filosofi più noti in Italia ed Europa ed ex sindaco di Venezia, commenta il Festival di Sanremo in un’intervista sul quotidiano La Ragione. Cacciari è contrariato soprattutto per il balletto sulla presenza del premier ucraino all’Ariston, assai criticata dalla politica, con posizioni divergenti anche all’interno della maggioranza di governo.
“Un tema così delicato come la guerra in Ucraina, soprattutto per il rispetto che si deve a chi è morto e sta ancora perdendo la vita sotto i bombardamenti, andrebbe trattato con assoluta discrezione, non in questo modo, dopo questo tiramolla, su una passerella come Sanremo. E non perché Sanremo debba essere solo lo show delle canzonette, come ha detto qualcuno. Mi auguro che questa discrezione sia messa in pratica domani sera, nutro parecchi dubbi al riguardo”, spiega Cacciari a La Ragione, che non risparmia frecciate alla politica italiana sulla questione Zelensky, “Come al solito la politica ha svolto un mero esercizio di propaganda, si recita il copione previsto, ognuno a difendere l’interesse di parte e di partito, non c’è mai stata profondità di analisi. Non c’è spessore. E’ tutto così improvvisato”.
“La verità è che Sanremo è un grosso contenitore, un programma di consumo, mordi e fuggi, all’interno ci è finito un po’ di tutto e così anche i messaggi che partono da quel palcoscenico. Le intenzioni sono certamente lodevoli, il grande problema è che quei messaggi poi svaniscono subito. Chi vuoi che ricordi poi un discorso serio a Sanremo?” si chiede il filosofo. “La gente dimentica, accantona, non gli resta niente di quello che una cantante prova a far arrivare con il suo testo o con il suo corpo. Purtroppo tutto si brucia in poche ore, il tempo di un post su Facebook, di un tweet. E questo avviene anche a Sanremo. Quegli input su temi che esistono eccome nella nostra società, che pure vogliono dire qualcosa e che sarebbe importante fossero colti, in realtà non vengono recepiti. Andrebbero trattati in un modo diverso”, riflette Cacciari. “Tutto è raccontato con approssimazione, alla carlona. Purtroppo, c’è solo da rassegnarsi: Sanremo non è altro che il riflesso di come la nostra società affronta e declina ogni giorno questi pezzi di vita sociale”.