'Concetto spaziale' di Lucio Fontana in cerca di record a New York
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06
Lun, Mag

'Concetto spaziale' di Lucio Fontana in cerca di record a New York

Cultura
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(Adnkronos) - Un'opera fondamentale del più famoso corpus di opere di Lucio Fontana (1899-1968), "Concetto spaziale, La fine di Dio", Verrà offerta da Sotheby’s a New York il 15 maggio con una stima di 20 - 30 milioni di dollari (circa 18,5 - 27,7 milioni di euro) e secondo la stessa casa d'aste potrebbe essere destinata a

stabilire il nuovo record per l'artista.  

Il capolavoro dipinto in un vivido giallo cadmio proviene dalla collezione di Cindy e Howard Rachofsky, collezionisti statunitensi appassionati, visionari e, non da ultimo, filantropi di prim'ordine, il cui prezioso sostegno ha completamente trasformato il panorama artistico della loro città natale Dallas e non solo. La tela ovoidale densamente traforata sarà presentata come highlight della Contemporary Evening Auction, rendendola con la sua alta stima una delle opere più preziose di Fontana mai apparse sul mercato. Prima dell'asta, "Concetto spaziale, La fine di Dio" sarà esposto nelle gallerie di Sotheby's a Milano dal 6 all'11 aprile e poi di nuovo nell'ambito delle preview di New York dal 2 al 15 maggio. 

La sua apparizione in questa stagione primaverile segnerà la prima volta che un "Concetto spaziale, La fine di Dio", di questo colore viene messo all'asta dal 2015, quando un'altra tela gialla stabilì l'attuale record d'asta dell'artista, pari a 29,2 milioni di dollari. Attualmente, tutti e sei i prezzi più alti di Fontana in asta sono detenuti da opere di questa serie in una varietà di audaci monocromie. Nel 2003, quando Cindy e Howard Rachofsky lo acquistarono, questo quadro fu a sua volta un record d'asta per l'artista. 

Dei 38 dipinti che compongono questa serie, "Concetto Spaziale, La fine di Dio" è uno dei soli quattro che Fontana ha realizzato in giallo, gli altri tre sono conservati in stimate collezioni private in tutto il mondo. Questa versione in particolare, tuttavia, è senza dubbio una delle più importanti e compiute dell'intera serie, essendo stata uno dei punti salienti della retrospettiva dell'artista al Metropolitan Museum of Art nel 2019. L'opera si distingue per la densità delle sue perforazioni, attorno alle quali si accumulano strati spessi di impasto, dando vita a una composizione che si tinge di drammaticità visiva e di forte intensità. 

Lucio Fontana ha realizzato queste opere tra il 1963 e il 1964 in occasione di tre mostre fondamentali a Zurigo, Milano e Parigi. Gli anni Sessanta videro importanti scoperte e sviluppi scientifici in tutto il mondo, in particolare per quanto riguarda i viaggi nello spazio, un tema che affascinava profondamente il sessantatreenne Fontana. Nel 1961, infatti, il cosmonauta russo Yuri Gagarin orbita per la prima volta intorno alla Terra e gli Stati Uniti proclamano pubblicamente l'obiettivo di far atterrare un uomo sulla Luna prima della fine del decennio (cosa che avviene nel 1969). 

Pensando allo spazio, Fontana cercò di esplorare nella sua arte alcune delle nozioni più ampie sollevate da queste scoperte. Per Fontana, i fori e le perforazioni irregolari sulla tela - che creano una sorta di superficie lunare - non solo infrangono il piano dell'immagine, ma aprono anche dei portali attraverso i quali lo spettatore può accedere a un nuovo concetto di spazio. In un momento in cui i progressi tecnologici stavano distruggendo le visioni dell'universo che erano state a lungo diffuse, Fontana riteneva che questa nuova comprensione dello spazio e della materia avesse dato alla spiritualità un nuovo contesto, proclamando: "Oggi è certo, perché l'uomo parla di miliardi di anni da raggiungere, e allora, ecco il vuoto, l'uomo è ridotto a niente... L'uomo diventerà come Dio, diventerà spirito". La decisione di inserire queste perforazioni in una forma a uovo potrebbe essere stata implicitamente associata all'idea di rigenerazione, rinascita e cosmo. 

Oggi i Concetti spaziali, La fine di Dio rappresentano un'incarnazione non solo dell'opera di Fontana, ma anche del movimento dello Spazialismo in generale, di cui Fontana è stato fondatore e figura di riferimento. Lo Spazialismo gli ha permesso di ridefinire il concetto di pittura, rompendo la superficie della tela per esplorare lo spazio come concetto sia fisico che psicologico. 

Fontana ha perforato la tela per la prima volta nel 1949, colpendo una superficie monocromatica altrimenti ininterrotta. Passando prima per i buchi, i tagli e gli olii, i suoi colpi divennero sempre più viscerali e corporei, rompendo non solo la tela stessa, ma anche il tradizionale confine tra pittura e scultura stabilendo una nuova dimensione del fare arte. 

Per la loro importanza, altre opere della serie sono conservate in prestigiose collezioni museali, tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid e il Centre Pompidou di Parigi. 

Cindy e Howard Rachofsky acquistarono Concetto spaziale, La fine di Dio di Lucio Fontana nel 2003. Negli anni precedenti, era diventato sempre più chiaro per loro che la conoscenza approfondita dell'arte europea del dopoguerra - in particolare di questa importante generazione di artisti italiani - sarebbe stata centrale per la configurazione e gli obiettivi della loro collezione. Essendo Fontana al centro di questa narrativa, la ricerca di un capolavoro dell'artista è diventata una sorta di sfida. La missione principale di Cindy e Howard era quella di costruire una collezione con una narrazione diversa da quella delle altre collezioni americane dell'epoca, sia pubbliche che private. Per la coppia, questo significava guardare al di fuori degli Stati Uniti e verso i movimenti artistici internazionali più significativi, che non avevano ancora ricevuto un ampio riconoscimento globale: dall'Arte Povera in Italia al movimento Gutai in Giappone, al Dansaekhwa coreano. L'acquisizione di questo Concetto spaziale, La fine di Dio ha segnato un momento fondamentale per Cindy e Howard Rachofsky. La ricerca di un esemplare di questo calibro ha richiesto anni; la sua acquisizione ha portato la loro collezione a un livello superiore inalzando l'asticella per le acquisizioni future. 

Per Cindy e Howard Rachofsky, la gioia del collezionismo è sempre stata accompagnata da quella della condivisione. Negli anni Ottanta, dopo aver conosciuto Richard Meier, Howard commissionò all'architetto modernista la costruzione di The Rachofsky House, uno spazio che divenne presto meta di studenti e appassionati d'arte per esplorare la loro collezione. Nel 2012, insieme al collega Vernon Faulconer, hanno fondato The Warehouse, uno spazio all'avanguardia che consente l'accesso alle rispettive collezioni. Questa apertura e questo entusiasmo per l'educazione, in particolare per l'arte contemporanea, hanno influenzato profondamente il corpo collezionistico di Dallas e hanno gettato le basi per la Dallas Art Fair, ora alla sua quindicesima edizione. 

(di Paolo Martini) 

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