Medioriente, Dini: "Hamas non è l'Isis, è una ideologia, il paragone di Netanyahu è assurdo"
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Sab, Mag

Medioriente, Dini: "Hamas non è l'Isis, è una ideologia, il paragone di Netanyahu è assurdo"

Politica
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(Adnkronos) - Hamas non è l'Isis. Il movimento nato dalla fratellanza musulmana , divenuto padrone della striscia di Gaza dal 2007, non è paragonabile allo Stato islamico creato dal califfo Abu Bakr Baghdadi. "Il paragone di Netanyahu è assurdo. Sono cose completamente diverse: l'Isis cercava di stabilire uno Stato

islamico in determinate regioni ma non è il caso di Hamas, che vuole tornare a un'idea, quella definita nel 1991-92-93 tra Rabin e Arafat in un accordo benedetto dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti d'America: creare accanto allo stato d'Israele quello palestinese, in territorio palestinese". Così all'Adnkronos l'ex presidente del Consiglio Lamberto Dini che rimarca: "Negli ultimi quasi 20 anni nulla è stato fatto a questo riguardo, Rabin fu assassinato poco dopo da un estremista israeliano in Israele, Arafat poi è sparito. Hamas quindi può essere definita terrorista, ha fatto un'azione cruenta e crudele senza precedenti. Ma Hamas non può essere distrutta come vorrebbe Netanyahu annunciando di voler radere al suolo Gaza, perché Hamas è una ideologia". 

Secondo Dini, "Netanyahu ha fatto di tutto per impedire che uno Stato palestinese fosse creato, allargando gli insediamenti israeliani in Cisgiordania oggi diventata un formaggio groviera, con settlement protetti dall'esercito israeliano, lì dove invece doveva nascere lo Stato palestinese e dove adesso non c'è più continuità territoriale per fare uno Stato. Guardi - soggiunge - io ho incontrato il primo ministro israeliano per lo meno tre volte ed in ogni incontro sono giunto alla conclusione che Netanyahu pensa alla costruzione di un grande Israele che occupa tutta la West Bank cacciando i palestinesi".  

"Questo - sottolinea - è quello che io ho sempre capito ed infatti questo è stato dimostrato. Gli Usa sono stati disattenti, hanno consentito a Netanyahu di fare cose che non avrebbero mai dovuto consentirgli. Anche al tempo di Obama - ricorda l'ex premier - quando il primo ministro di Israele andava a Washington e diceva di non poter impedire di far fare altri insediamenti o sarebbe caduto il governo. Ecco il ragionamento di Netanyahu. Gli Usa sono responsabili per averlo permesso e ora se ne rendono conto al punto da intervenire per frenare Israele da azioni militari".  

L'ex presidente del Consiglio non ha dubbi: "Netanyahu è giunto alla fine della sua vita politica. Addirittura il presidente Biden è andato in Israele. il sentimento del popolo musulmano è fuori controllo tanto che Giordania e Libia non hanno accettato una visita del presidente americano perché non avrebbero potuto garantire la sua sicurezza. Guardi le reazioni: la Francia vieta le manifestazioni africane per paura di episodi di violenza; che si scatenino le folle musulmane a favore di Hamas. Non contro Hamas. Anche le Alumni Association di laureati di Stanford, Harvard, Columbia tutti si sono espressi a favore di Hamas, non di Israele".  

Quanto sta accadendo in Medio Oriente può trasformarsi nella miccia di un conflitto mondiale? "Direi proprio di no risponde Dini - La ragione principale è che gli Usa stessi con lo stesso Biden ed il suo ministro degli Esteri stanno facendo di tutto per impedire che ciò avvenga, parlando con vari interlocutori mediorientali e cercando di calmare i bollenti spiriti del premier israeliano quando ha detto che voleva spianare Gaza affinché non ci fosse più Hamas. E' in atto uno sforzo internazionale per impedire che ciò avvenga e cioè che il conflitto si allarghi al Medio oriente. Il pericolo c'è ma solo nella misura in cui i carri armati israeliani entrino a Gaza distruggendola e facendo fuori Hamas. Solo in questo senso si può scatenare la reazione dei paesi musulmani. Se Netanyahu sarà convinto che non è nell'interesse di Israele, allora conflitto il mondiale sarà evitato".  

Quest'ultima crisi sta segnando con una grande forza "la fine del mondo globalizzato, che dopo l'Ucraina non c'è più - prosegue - c'è l'emergere di due mondi: il mondo occidentale dei paesi democratici e la grande alleanza dei paesi autocratici. Non a caso Cina e Russia non hanno condannato Hamas, si sono messi dalla parte dei palestinesi non di Israele e con loro altri 80 paesi la pensano così - rileva - oggi ci sono forze contrapposte che non porteranno certamente alla guerra, ma ad un conflitto economico già in atto fra Usa e Cina ed alla fine del mondo globalizzato. Era già evidente ma si sta concretizzando in maniera sempre più forte ormai", conclude l'ex presidente del Consiglio. (di Roberta Lanzara) 

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Author: Red AdnkronosWebsite: http://ilcentrotirreno.it/Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.